Giovanni Francesco Tranquillo

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Giovanni Francesco Tranquillo (Pizzo, XVI secoloPizzo, 4 febbraio 1639) è stato un presbitero e poeta italiano.

Appartenente alla famiglia Tranquillo di Roccangitola (dalla vicina città di Rocca Angitola, fu primo canonico della collegiata di San Giorgio di Pizzo Calabro, predicatore, missionario, poeta e teologo[1].

Scrisse poemi sacri, tra cui pubblicò nel 1606 la tragedia in versi Cecilia, tragedia spirituale, rappresentata verso il 1610 a Pizzo, e nel 1630 a Messina la sacra rappresentazione Il Natale di Giesù Cristo. Lasciò inoltre opere manoscritte (Resurrezione di Cristo, Santa Barbara, il poema eroico in ottave, in dodici canti Vita e morte di S. Giorgio martire[2].

Fu sepolto nella cappella della collegiata[3].

I suoi scritti vennero menzionati da alcuni eruditi seicenteschi e settecenteschi[4].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Il pronipote, Ilario Tranquillo nel scrisse nel suo testo Istoria apologetica dell'antica Napizia, oggi detta il Pizzo, Stamperia Carmine Petagna, Napoli 1725 (capitolo I del terzo libro, dedicato a "Personaggi illustri 'n bontà"): Giovan Francesco Tranquillo, zio di Girolamo Tranquillo mio padre, e fratello di Gio. Domenico Tranquillo mio avo, fù dottore, predicatore, missionante, e primo canonico della collegiata chiesa del Pizzo; fù egli così modesto che da' suoi compatrioti era stimato Vergine. Mostrò la sua charità nel confessionario, tirando anime al servigio d'Iddio siccome operava ne' pergami, in tempo di quaresima, e nelle missioni.
  2. ^ Ilario Tranquillo, Istoria apologetica dell'antica Napizia, oggi detta il Pizzo, Stamperia Carmine Petagna, Napoli 1725 (capitolo III del terzo libro, sui "Personaggi del Pizzo illustri nelle lettere, dell'Accademia degli Intrigati e degli uomini famosi nelle armi": Diede egli alle stampe un'opera in verso, il cui titolo è “Cecilia Tragedia Spirituale" del dottor Gio.Francesco Tranquillo del Pizzo Calabrese, con privilegio, in Venezia appresso Giovanni Alberti 1606. Fan memoria il P.Fiore nella sua “Calabria erudita”, no per anche impressa Domenico Martire nella sua “Calabria sacra e profana” Nicolò Toppi nella “Biblioteca Napolitana” nel foglio 333. Quest'Opera fu rappresentata nel Pizzo, e propriamente nel Fossato con applauso non ordinario. Diede pure alle stampe l'opera intitolata “Il Natale di Giesù Cristo”, di cui scrive Nicolò Toppi nella “Biblioteca Napolitana” foglio 317. queste parole “Gio.Francesco Tranquillo dottore canonico del Pizzo in Calabria dato alla stampa il Natale di Nostro Signore Giesù Cristo, sagra rappresentazione, con due intermedj, in Messina per Gio.Francesco Bianco Stampator Camerate 1630. in ottavo”. Fa pure memoria di quest'opera Domenico Martire nella sua Calabria. Di più lasciò manuscritte due opere, là una della “Resurrezione di Cristo”, l'altra di “S.Barbara”,. Finalmente il medesimo Dottor Gio.Francesco Tranquillo lasciò manuscritto un Poema eroico in ottava Rima, distinto in dodici canti, sopra la Vita, e Morte di S.Giorgio martire. Si dovea tal poema inviare alla Città di Genova, si cava da quella stanza del primo canto, dove si veggono questi versi “Tu pregiata Città, chiara, e famosa, ‘Che dei Ligurj sei sostegno e lume”. E parimente compose, e lasciò manuscritto un Volume di varie terie spirituali.
  3. ^ Ilario Tranquillo, Istoria apologetica dell'antica Napizia, oggi detta il Pizzo, Stamperia Carmine Petagna, Napoli 1725 (capitolo I del terzo libro, dedicato a "Personaggi illustri 'n bontà"):: Nel libro de' Defonti, in ottavo foglio, che comincia da' 23. di Maggio 1601. e si conserva entro l'Archivio della nostra Collegiata nel foglio 177 à 4. di Febraro del 1639. leggonsi di lui le seguenti note: “A 4. detto morì il Dottor Gio.Francesco Tranquillo, il primo Canonico di questa Collegiata di buon' esempio, vita, e virtù, mentre visse. Si seppellì al 5. di detto, con abito di S.Francesco di Paola, nella sua Cappella in detta Chiesa, dove si fecero l'eseque col Sermone funebre del Padre Maestro Agostiniano, fu pianto da tutto il Clero e Secolari”. Sin quì il cittato libro di defonti. E la prenominata nostra Cappella, nella di cui Sepoltura fù sepellito, sotto il titolo del Padre Eterno, situata appresso la Cappella del Crocifisso. Taccio Io quì per brevità più sue virtù, intorno a cui potrei dilungarmi ed in specialità la sua grande tenerezza, e pietà verso i Poveri, mà ben si dilungò il menzionato Maestro dell'ordine di S.Agostino, nella funebre Orazione recitata à laude del buon Sacerdote defonto.
  4. ^ Leone Allacci, Drammaturgia di Lione Allacci: accresciuta e continuata fino all'anno MDCCLV, Presso Giambattista Pasquali, Venezia, 1755; Nicola Francesco Haym, Biblioteca italiana, o sia Notizia, de' libri rari italiani divisa, colume 1, appresso Giuseppe Galeazzi regio stampatore, Milano 1775; Francesco Saverio Quadrio, Della storia e della ragione d'ogni poesia: volumi quattro, volume 3, parte 1, Stampe di Francesco Agnelli, Milano 1743; Nicolò Toppi, Biblioteca Napoletana, appresso Antonio Bulifon, Napoli 1678; Domenico Martire, Calabria sacra e profana, tipografia Migliaccio, Cosenza 1877.